Roberto Bombarda - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||||||||||||||
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Trento, 29 luglio 2009 Il 27 settembre 2006 veniva presentata la proposta di mozione n. 336 a firma del sottoscritto e del collega Enzo Bassetti dal titolo “Valorizzare la fruizione turistica di Toblino, 'summa' della bellezza del Trentino”. Questa la premessa. “Attraversato il ponte che divide il lago di Santa Massenza da quello di Toblino, la Valle del Sarca si apre ariosa verso il Lago di Garda. Quasi a custodire questo orizzonte, emerge dal lago il Castello di Toblino, arroccato su di una penisola allungata da ovest ad est. Lo spettacolo è suggestivo, specie nelle giornate autunnali quando i colori più caldi rafforzano il sapore romantico di questa zona che assieme all’alone di mistero emanato dal vecchio maniero immerso in un verde parco, afferrano i sentimenti dei turisti, specialmente quelli che per la prima volta giungono in questi luoghi… la visione che di esso si ha percorrendo la statale della Gardesana è unica nel suo genere.” Così si esprimeva il grande e compianto Aldo Gorfer nella monumentale opera sui castelli del Trentino. Dalle parole del geografo e giornalista trentino traspare come questo luogo rappresenti in se una vera e propria “summa” delle bellezze ambientali, paesaggistiche e storico monumentali della nostra provincia. Il lago, il castello, le viti coltivate, i selvaggi lecceti, le rupi strapiombanti del Daìn Piccol e della catena Casale-Brento sullo sfondo, il Bondone e lo Stivo sull’altro versante: le curve dette localmente “volte de Braila”, poste lungo la SS 45 bis a poche centinaia di metri da Santa Massenza sono indubbiamente uno dei luoghi più suggestivi, romantici, affascinanti, in una parola “belli” del Trentino e dell’intera regione dolomitica. Con delibera n. 16949 del 30 novembre 1992 proposta dall’allora assessore all’Ambiente Walter Micheli, la Provincia ha individuato il biotopo di interesse provinciale denominato "Lago di Toblino", ai sensi della legge provinciale 23 giugno 1986, n. 14 e s.m. "Norme per la salvaguardia dei biotopi di rilevante interesse ambientale, culturale e scientifico". La superficie del biotopo è stata estesa all'adiacente lecceta comprendendo il monumento vegetale di Sarche. La particolare conformazione orografia della conca dei laghi di Santa Massenza e Toblino e l'influsso mitigatore delle correnti temperate provenienti dal bacino del Garda, permette la presenza e la conservazione di un paesaggio vegetale di tipo submediterraneo di rilevante interesse fitogeografico. Il Leccio, presente per lo più sulla sponda occidentale, vegeta con portamento arboreo, raro a queste latitudini, in stato di purezza o frammisto alle tipiche specie mediterranee caducifoglie (Roverella, Carpino nero, Bagolaro, Terebinto). Lo strato erbaceo di queste formazioni vegetali è costituito da una fitocenosi numerosa e variegata i cui principali rappresentanti sono Sesleria caerulea, Melica ciliata, Brachipodium pinnatum. Sulla sponda orientale vegeta l'associazione orno- ostrieto con Olmo campestre, Acero campestre, Corniolo. E' segnalata la presenza di Lauro e Fillirea, al limite settentrionale della loro distribuzione. Nella zona circostante il lago, fruttificano piante tipicamente mediterranee tra cui il Rosmarino, il Corbezzolo e il Limone; presenti anche alcuni olivi. Nei pressi del castello vegetano undici grandi esemplari di Taxodium disticum di indubbio interesse botanico. L'ecosistema è influenzato negativamente dalle alterazioni delle caratteristiche fisico-chimiche delle acque conseguenti alla costruzione della centrale idroelettrica di S.Massenza, che riceve un forte apporto idrico dal bacino di Molveno; la grande massa d'acqua fredda in transito determina un'idrologia assimilabile a quella delle acque correnti, provocando modificazioni in particolare nella vegetazione palustre - rappresentata dalle Phragmites, dallo Scirpus lacustre, Carex aelata, Juncus glacus, Polygonum minus - e nell'ittiofauna, peraltro ancora ben rappresentata da Trota iridea, Trota fario, Carpione, Trotto, Vairone, Tinca, Carpa, Salvetta. All'interno del biotopo nidificano numerose specie ornitiche tra cui Cannaiola, Cannareccione, Usignolo di fiume, Martin pescatore, Germano reale, Svasso maggiore, Gallinella d'acqua, Folaga. Si osserva inoltre il passaggio o la sosta del Cormorano, Airone cinerino, Airone rosso, Svasso maggiore, Tuffetto, Svasso collorosso. In seguito al recepimento delle Direttive europee in materia di tutela dell’ambiente e della biodiversità, il sito di Toblino è stato riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente prima e dalla Commissione Europea in seguito come di “interesse comunitario”. Il SIC IT3120055 “Lago di Toblino” occupante una superficie di 170,45 ettari, è così descritto nella guida “Natura 2000” edita dall’Assessorato provinciale all’Ambiente nel 2003: “Lago di fondovalle con cintura di vegetazione elofitica, in una cornice ambientale e paesaggistica di eccezionale interesse, per la presenza dei boschi sempreverdi di leccio, qui al loro limite settentrionale di distribuzione. Il sito è inoltre di rilevante importanza per la nidificazione, la sosta e/o lo svernamento di specie di uccelli protette o in forte regresso, e/o a distribuzione localizzata sulle Alpi. Presenza di invertebrati dell’allegato II che indica buona naturalità delle acque correnti”. Nel corso degli ultimi anni, l’intervento del Servizio Ripristino e Valorizzazione ambientale e dell’Ufficio Biotopi del Servizio Parchi e Conservazione della Natura, accanto ad altri servizi della Provincia di Trento, ne ha valorizzato la sponda occidentale, oggi completamente contornata da una passerella ciclopedonale in legno che permette la visita in piena sicurezza. Con altri interventi sono stati quindi ridotti i parcheggi di lungolago e ripristinati a verde pubblico i tratti di costa precedentemente occupati da questa destinazione. Questo tipo di intervento, peraltro condivisibile, ha però ridotto sensibilmente la possibilità di sosta per gli automobilisti in transito, in particolare lungo le “volte de Braila” dove, per la pericolosità del percorso stradale, l’eliminazione del parcheggio lungo il lato stradale sud della SS 45 bis ha risolto una possibile causa di incidenti automobilistici. Ciò non toglie, però, che numerosissimi turisti in transito trovino solo pochi luoghi per la sosta pubblica, escludendo la sosta presso il parcheggio privato del castello di Toblino. Potrebbe pertanto essere utile, a giudizio del proponente, prevedere nell’area delle “volte de Braila”, il luogo della classica foto-ricordo al castello ed al lago di Toblino, la realizzazione di spazi di maggiore fruibilità da parte dei turisti. Ad esempio, se la spesa non dovesse risultare esorbitante, sarebbe utile, dopo le dovute e necessarie valutazioni ambientali, tecniche ed economiche, spostare in galleria un tratto di strada tra Santa Massenza ed il castello, così da liberare a favore dei pedoni e delle biciclette – e, perché no, dei cavalli – il tratto più spettacolare del lago. Non dimentichiamoci che in altre località, all’estero come in Italia, i luoghi più spettacolari dal punto di vista turistico vengono appositamente tutelati e valorizzati, consentendo opportune modalità di sosta e di visita per i turisti in transito. Ed a ben guardare, Toblino rappresenta senza dubbio uno dei luoghi più spettacolari posti lungo le trafficate strade turistiche del Trentino. Parlare di Toblino senza Santa Massenza non è però possibile. E più di Toblino, Santa Massenza ha “pagato” dazio sulla via dello sviluppo del nostro Paese. Le opere idroelettriche degli anni Cinquanta/Sessanta hanno stravolto il borgo – definito la “Nizza del Trentino” per il suo invidiabile clima, che favoriva la crescita di una fiorente vegetazione di tipo mediterraneo – ed ha portato lo splendido specchio lacustre a diventare una sorta di corso d’acqua di fondovalle ma con acque di temperatura glaciale, provenendo le acque direttamente dai ghiacciai dell’Adamello via Molveno. Come descritto in alcuni studi, da laghi di sbarramento alluvionale di Santa Massenza e Toblino sono diventati bacini regolati con notevoli escursioni giornaliere di livello. Le acque si sono raffreddate e sono diventate quelle di un bacino posto sui 2.000 metri di quota. Si è ridotta la profondità, a causa dei limi trasportati dall’acqua della centrale, l’abbassamento della temperatura ha stravolto la vita nei laghi ed il clima attorno agli stessi laghi, la trasparenza delle acque è ormai ricordo di un tempo…. La recente acquisizione da parte della Provincia di Trento, attraverso la partecipata Dolomiti Energia spa, delle quote di controllo della società di gestione delle centrali Enel concessionarie delle grandi derivazioni a scopo idroelettrico (Hydro Dolomiti Enel Srl), l’approvazione del Piano generale di utilizzo delle acque pubbliche e del Piano di tutela delle acque (nonché del nuovo Piano urbanistico provinciale), la predisposizione dei bilanci idrici dei bacini fluviali consentono di fare nuovi ragionamenti immaginando ciò che fino a poco tempo fa era inimmaginabile, cioè la possibile riduzione – che in alcuni casi potrebbe arrivare fino al quasi totale ripristino dei luoghi – dei danni ambientali e paesaggistici arrecati dalle opere idroelettriche al territorio trentino. Ed i casi di Santa Massenza e Toblino, per le dimensioni dei danni arrecati e per il valore – anche simbolico – dei luoghi, potrebbero diventare esemplari anche a livello internazionale di come un governo illuminato possa utilizzare le risorse generate dal territorio per risanare i danni arrecati al medesimo nei decenni precedenti. Qui di seguito si vuole pertanto proporre un’ipotesi progettuale formulata dall’imprenditore Alberto Migliorini, residente nella Valle dei Laghi, ipotesi che negli anni probabilmente anche altre persone hanno pensato o proposto, ma che Migliorini ha formalizzato nero su bianco e su cartografia. La proposta prevede la realizzazione di una galleria bypass che, partendo dallo sbocco della centrale di Santa Massenza, porti l’acqua nei pressi della Toresella, intercettando anche quella proveniente dalla ormai dismessa centrale di Toblino, e da qui con un ulteriore tratto di galleria artificiale raggiungere l’ingresso del Rimone. Il tratto in galleria naturale sarebbe lungo meno di 3 km, mentre il tratto da realizzare a cielo aperto con successivo rinterro sarebbe lungo circa 1 km; con le attuali paratoie mobili chiuse i lavori non abbisognerebbero di interventi nei due laghi. In caso di particolari esigenze il sistema attuale potrebbe venir ripristinato per brevi tempi. La galleria da costruirsi in roccia con pari o maggior diametro delle gallerie adduttrici, per la quota a cui dovrebbe venir realizzata (pari livello del lago), probabilmente non dovrebbe arrecare danno a sorgenti, e nemmeno a sistemi insediativi qui non presenti, per quanto riguarda le fasi di escavazione. Secondo Migliorini, “il materiale di risulta forse potrebbe venir utilizzato nei forni del cementificio o trovare posto nel ripristino della cava relativa ad esso per cui a poca distanza. Si deve inoltre ricordare che le caratteristiche di una galleria idroelettrica non sono confrontabili con le necessità costruttive e di esercizio di una galleria stradale, ed i relativi costi, e per di più essa non dovrebbe neppure essere soggetta a pressioni interne potendo essere a pelo libero. Essendo il percorso della galleria sotto la quota della strada statale non creerebbe interferenza con essa, ed il tratto in artificiale potrebbe anche lasciare inalterata gran parte della riva meridionale del lago, oppure prevedere una sua rinaturalizzazione dopo il termine dell’ intervento. Probabilmente l’ unico effetto negativo sarebbe la perdita di una certa capacità di invaso rappresentata dalla superficie dei due laghi per la differenza di quota che l’ esercizio delle centrali comporta, ma rimarrebbe sempre tale capacità riferita al lago di Cavedine e poi questa continua variazione di livello è sicuramente uno degli effetti da eliminare più negativi per la salute di essi.” Oltre all’augurabile salvataggio degli specchi lacustri, vi sarebbe un recupero delle condizioni ambientali del clima submediterraneo che la zona ha sempre vantato nei secoli precedenti, e la sua pescosità celebrata da tutti nei vecchi tempi, e con un ipotetico ridimensionamento delle strutture esterne della centrale, forse si potrebbe anche ricreare la situazione di balneabilità del lago di Santa Massenza con importanti ricadute sia di immagine del Trentino, sia per il turismo della Valle dei Laghi. Tutto ciò premesso, in considerazione del valore straordinario, sorta di “biglietto da visita” dell’intero Trentino rappresentato dall’accoppiata naturalistica dei laghi di Toblino e Santa Massenza e dall’insieme lago-castello di Toblino il Consiglio impegna la Giunta provinciale 1. ad avviare uno studio per l’ulteriore valorizzazione dell’intera area della Valle dei Laghi al cui centro si trovano i laghi di Santa Massenza e Toblino con l’omonimo castello, anche al fine di creare, nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio, nuove aree per la sosta e nuovi percorsi di visita; 2. a valutare l’ipotesi di promuovere lo spostamento - ovvero il mascheramento - di alcuni tratti della SS 45 bis Gardesana occidentale dove essa transita nelle immediate vicinanze del lago di Toblino; 3. a valutare, direttamente e con il coinvolgimento di Dolomiti Energia spa e di Hydro Dolomiti Enel srl, la fattibilità tecnica della realizzazione di un bypass dei laghi di Santa Massenza e Toblino da parte delle acque turbinate dalla centrale di Santa Massenza e provenienti dal lago di Molveno, ciò al fine di ridurre progressivamente l’impatto generato da queste acque sull’ambiente lacustre e di concorrere, per quanto oramai possibile, al ripristino delle condizioni naturali esistenti prima della costruzione della grande centrale; 4. a programmare, direttamente e con il coinvolgimento di Dolomiti Energia spa e di Hydro Dolomiti Enel srl, il progressivo ripristino della sponda nord del lago di Santa Massenza, per ridurre l’impatto ambientale e paesaggistico delle opere connesse all’attività della centrale e per recuperare il rapporto tra il piccolo borgo ed il suo lago, prevedendo anche dove possibile il progressivo interramento degli elettrodotti. Cons. prov. Roberto Bombarda
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